Pedagogia: Bambini e Donne 700 e 800

 

Vengono all'origine due correnti di pensiero e di ricerca distinte ma complementari: la prima, ispirata da una concezione romantica dell'infanzia e delle sue doti, interessò soprattutto filosofi, educatori e uomini di scuola; la seconda, incentrata sulla componente organica e psichica dell'uomo, si sviluppò soprattutto in ambito medico. Come vedremo, questi due differenti orientamenti permisero alla pedagogia di allargare i propri orizzonti e soprattutto di elaborare un'idea di infanzia e di educazione più ricca e complessa.


Johann Paul Friedrich Richter 


Johann Paul Friedrich Richter (1763-1825) nacque a Wunsiedel, nella Germania del Sud, e studiò teologia a Lipsia fino a quando dovette abbandonare gli studi universitari e fuggire dalla capitale prussiana per via dei debiti accumulati. Negli anni successivi fondò e diresse la scuola elementare di Schwarzenbach, lavorando in seguito anche come precettore presso alcune famiglie nobili. Acquisì grande notorietà come scrittore e romanziere.

Come scrittore di questioni educative, Richter si contraddistinse sia per la sensibilità e per l'empatia che mostrò nei confronti del mondo infantile, sia per la delicatezza e la profondità con cui seppe descrivere il comportamento e la psicologia dei bambini.

In campo pedagogico il modello di Richter fu senza dubbio Rousseau. Egli era convinto infatti che la crescita del bambino avesse bisogno soprattutto di condizioni favorevoli, che dipendevano principalmente dagli adulti. Appunto nella sua opera famosa "Levana" Richter rappresenta i bambini come la garanzia per un modo e un futuro migliori. Inoltre Richter esalta i bambini definendoli "educatori degli educatori" grazie alla loro purezza e spontaneità

Alla trattatistica educativa di stampo tradizionale fortemente precettistica Richter oppose la creazione di un'atmosfera educativa concreta, fatta di situazioni plausibili, attraverso le quali l'adulto viene guidato alla scoperta non solo dell'infanzia, ma anche di se stesso. Levana è un saggio ricco di poesia, ma soprattutto di empatia e di norme concrete, ispirate al buonsenso più che alle convenzioni dell'epoca e, in particolare, miranti a unʼacuta e aggiornata conoscenza dei meccanismi affettivi cognitivi dell'infanzia, sui quali impostare una relazione basata su sentimento e rispetto reciproci tra bambino e adulto. 


Jean Marie Gaspard Itard


 Molto diversi furono gli interessi e gli obiettivi della riflessione pedagogica di Jean-Marie-Gaspard Itard (1774- 1838). Egli era un medico attivo presso l'Istituto per sordomuti di Parigi e faceva parte della Società degli osservatori dell’uomo, composta da scienziati e uomini di cultura come Jauffret, Degérando, Sicard, Cuvier e Pinel, rappresentanti di spicco del movimento culturale degli idéologues (come ricordato in precedenza, termine con cui si distingue la seconda generazione degli illuministi francesi). Alla luce della sua formazione e del contesto culturale nel quale questa si stava compiendo, Itard studiò l'infanzia e la sua educabilità in modo originale. 

Nel'1800 venne ritrovato  un ragazzo di nome Victor allo stato animalesco nei boschi dell'Aveyron, nel Sud della Francia. Completamente privo di educazione, il "selvaggio dell'Aveyron" manifestava soltanto bisogni fisici e i suoi affetti erano limitati come le sue conoscenze. Itard era convinto di poter utilizzare il caso per rispondere a una domanda secolare, da cui Rousseau era partito per scrivere l'Emilio: "chi è l’uomo allo stato di natura, ovvero prima che la società lo modifichi?"

Per la prima volta nella storia della medicina e della pedagogia, Itard verificò empiricamente l'impossibilità di fornire a un essere umano gli insegnamenti non ricevuti al momento opportuno, i soli che permettono un corretto sviluppo psicofisico. Il caso di Victor dimostrò che, anche se non sono riscontrabili anomalie genetiche, il bambino che non dispone di stimoli adeguati e di cure amorevoli nei primi anni di vita perde per sempre la possibilità di sviluppare pienamente le proprie capacità cognitive.

Dopo oltre cinque anni di lavoro, concluse non solo che l'uomo allo stato di natura non è perfetto, come aveva creduto Rousseau, ma che è il risultato dell'inestricabile intreccio di fattori biologici e culturali, ovvero che l'uomo, senza la società e la cultura, è un animale incompiuto.

Nonostante le evidenti differenze, l'orientamento pedagogico di Itard e quello di Richter convergono verso un comune punto nevralgico per la costruzione della scienza pedagogica. Entrambi, infatti, contribuirono a rendere più ricca e articolata la conoscenza dei primi anni di vita del bambino, svelandone le caratteristiche e le potenzialità e dimostrando che nell'educazione è riposto il futuro di ogni uomo così come quello dell'umanità intera.


Presenza femminile a scuola 



Ancora per buona parte dell'età moderna le femmine furono escluse dall’istruzione e vennero ammesse lentamente e con grande fatica. Il modello comportamentale a cui ispirarsi era quello che voleva la donna modesta, consacrata a una vita ritirata, con un’ottima padronanza dei lavori domestici, sotto il vigile controllo prima della madre poi del marito. Il compito dell'educazione era quello di trasmettere le virtù cristiane e abituare le ragazze a una solida moralità.

Tra Seicento e Settecento si registrò una crescente attenzione all'educazione femminile, a partire dalle ragazze dell'aristocrazia e di quella parte della borghesia che aspirava all'ascesa sociale. Ma sempre con grande prudenza, infatti la letteratura ricordava con insistenza che un eccesso di sapere rischiava di rendere le donne saccenti, presuntuose, inquiete e un potenziale motivo di turbamento le famiglie e la società.

Il padre aveva il ruolo di decidere per la figlia, se darla in sposa, se avviarla alla vita religiosa o lasciarla nubile in famiglia. La madre invece aveva il compito di formarla e difendere l'onorabilità ovvero il buon nome della famiglia.

Nelle famiglie povere dove l'educazione era affidando alle madri o alle sorelle maggiori era centrata sulla cura della casa, il senso del risparmio, la cura dell'orto. Nelle famiglie più ricche invece potevano ambire a un istruzione superiore nei conventi o negli educandati.

Le prime differenze tra l'educazione femminile e maschile riguardava soprattutto la durata del percorso scolastico e dalle modalità d'ingresso: dai 4 ai 7 anni per i ragazzi, per le ragazze invece massimo 2 anni, ma potevano intraprendere il percorso in qualsiasi momento, a differenza dei ragazzi che iniziavano direttamente con l'inizio dell'anno scolastico.


Il dibattito sull'istruzione femminile 


Nel corso del '700 si verificò in tutta Europa un acceso dibattito sulla donna, infatti stavano cambiando alcune consuetudini sociali ovvero le donne della classe medio-alta uscivano di casa, passavano molto tempo con il cicisbeo, leggevano romanzi e i giornali.

La visione pessimistica della donna, legata alla teologia però, rimase comunque viva, infatti vedeva la donna come una possibile sorgente del peccato.


Rousseau e Filangieri, escludevano le ragazze dalle scuole pubbliche e le confinavano nelle mura domestiche.

Con lo scoppio della rivoluzione francese, la figura della donna cominciò ad essere importante e si iniziò a vedere le fanciulle intraprendere la carriera politica. 


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