Pedagogia: La pedagogia positivista in Italia

GLI ESITI DELL'AFFERMARSI DELLA CULTURA POSITIVISTA 


In Italia, la cultura positivista, giunse più tardi rispetto alla Francia, all’Inghilterra e alla Germania. Fino all'unità d'Italia dominò la cultura risorgimentale, dominata dalla tradizione classica e dallo spiritualismo. La stagione positivistica portò una modernizzazione dello stato unitario, di aggiornamento della cultura e di innovazione in tutti i campi del sapere. Le teorie sull'evoluzionismo, aprirono la strada a nuove discipline come l'antropologia e la criminologia, con gli studi di Cesare Lombroso. I metodi e i risultati delle scienze sperimentali furono utilizzati per combattere l'ignoranza  e i pregiudizi, consentendo in questo modo una convivenza disciplinata. Lo scopo era quello di raggiungere il massimo livello di “felicità generale”.


La pedagogia di questo tempo doveva quindi affidarsi alle leggi dettate dalla scienza sperimentale e studiate dal metodo galileiano. Il contributo più significativo del positivismo è dato da due aspetti: il primo legato alla diffusione di una mentalità critica, il secondo risiede nella promozione di una mentalità intraprendente



La cultura scientifica era vista come un'occasione per sfuggire alla retorica e allo scontro ideologico e doveva essere impiegata, come suggeriva Aristide Gabelli, per capire le cose e per formare le teste, ovvero persone in grado di esaminare senza pregiudizi ed esprimendo un proprio criterio di giudizio e analisi.



Pasquale Villari
, sosteneva che fosse fondamentale abituare gli individui a esaminare in modo razionale le situazioni, elaborare giudizi sostenuti da rilievi oggettivi e formare persone disposte al cambiamento. Nonostante il gran parlare di metodo scientifico, il primato della scuola classica (Giosue Carducci) non fu messo in discussione. La scienza rimase sullo sfondo e fu recuperata solamente attraverso il primato assegnato alla razionalità esercitata senza remore o pregiudizi. 


Frutto della nuova cultura positivista fu anche il movimento del self-helpismo che si diffuse in Italia grazie al libro di Samuel Smiles. I suoi libri furono orientati a mettere in evidenza come il cambiamento in positivo delle condizioni di vita era nelle mani delle persone positive, volenterose e capaci di sfruttare le situazioni che si presentavano loro.
Nel 1869 lo scienziato Michele Lessona, seguendo la scia di Smiles, raccolse varie biografie di persone illustri e meno note accomunate dalla capacità di vincere le sfortune e capovolgerle a proprio vatntaggio. Il ricorso a esempi e storie di vita è tipico della letteratura del self-helpismo. Una caratteristica peculiare del self-helpismo si basa sul presupposto che per aiutare se stessi è utile conoscere l'esperienza di altri. 


Questi libri presentavano personalità esemplari e storie reali che dimostravano che anche i poveri potevano raggiungere la fortuna tramite la tenacia e il lavoro. Si trattava di una vera e propria pedagogia popolare.



L'EDUCAZIONE DI "FANCIULLE"  E "SIGNORINE"

 

La modernità portò anche notevoli frutti per quanto riguarda la considerazione della donna e l’istituzione femminile. La fanciulla doveva istruirsi, ma non troppo, infatti a lei si dovevano solo le conoscenze necessarie e utili per l'educazione dei figli, nozioni dunque limitate in modo da non incorrere al rischio dello stravolgimento delle tradizionali strutture famigliari. In questo senso si esprimevano alcune studiose, come Giulia Molino Colombini e Caterina Franceschi Ferrucci. Il diffondersi dell'istruzione femminile aveva un forte significato simbolico dato che era la conseguenza dei mutamenti della società italiana e della nuova concezione della donna nella società. 







L'EMERGERE DI UNA NUOVA SENSIBILITÀ


Nell'ottocento l'infanzia era vista come un'età da controllare e da disciplinare, poichè l'individuo, se lasciato a se stesso, diventava un pericolo sociale. Non esisteva una sola infanzia: c'era l’infanzia dei ceti borghesi, allo stesso tempo quella delle infanzie abbandonate e povere delle periferie urbane e quella delle infanzie immerse nella natura. 

Alla base di un'attenzione moderna verso i più piccoli, vennero denunciati il lavoro dell'infanzia, lo sfruttamento e anche la battaglia contro le malattie infantili. Questi erano gli antefatti di una svolta di sensibilità puerocentrica, in cui il bambino era visto come un individuo non solo da disciplinare ma anche da riconoscere e rispettare


In Italia un forte segnale giunse dalla letteratura, apparve a puntate sul “Giornale per i bambini” la storia di Pinocchio di Carlo Collodi, un burattino che diventa bambino dopo aver sperimentato una gioiosa libertà. Questa storia voleva trasmettere non la precoce educazione alle “buone maniere” ma il diritto di “essere bambino”. Naturalmente anche pinocchio diventa un bravo bambino, ma nella libertà e non nella costrizione. 

Pascoli contribuì a questo processo con il "fanciullino" presentava l'infanzia come l'unica condizione di purezza e trasparenza

Il metodo scientifico però cominciò ad apparire inadatto a spiegare il senso della vita, infatti in letteratura presero piede il decadentismo, il simbolismo e il futurismo. In ambito metodologico si fecero conoscere in Italia le pratiche didattiche messe a punto dagli herbartiani tedeschi, basate sul principio di gradualità e organizzazione sistematica dell’insegnamento (principale esponente fu Luigi Credaro). 


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